giovedì 23 febbraio 2012

Come il mare al largo

A volte sottovalutiamo la profondità dei sentimenti dei bambini, la loro sensibilità, la loro capacità di empatia con il mondo. No, aspetta, rifomulo: a volte SOTTOVALUTO ecc. ecc.
E poi succede qualcosa, un episodio, un momento particolare che mi fa restare interdetta, perché mi rendo conto che dentro quella Principessa logorroica con le treccine c'è un cervello iperattivo, ma soprattutto un cuore che è come il mare a largo della costa: tranquillo o appena un po' increspato in superficie, profondissimo e inesplorato sotto.

Come quella volta, qualche giorno prima di Natale, che le ho cantato per la prima volta Tu scendi dalle stelle, o forse era la prima volta che la ascoltava bene.
Sentire di quel bambino in una grotta al freddo e al gelo che se ne sta lì a tremar le ha letteralmente spezzato il cuore: non ero alla fine della seconda strofa che singhiozzava e mi gridava di smetterla. Canzone bandita da quel momento, tuttora bastano le prime due note per farle fare gli occhioni e scatenare un "no! questa non la voglio sentire!".

Come quella sera in cui, Giulione a letto e Babbo fuori casa, ho avuto la geniale idea di farle vedere l'Era Glaciale e lei ha riso fintanto che c'era Scrat. Poi è iniziato la storia vera e propria, il piccolo che rimane senza la mamma e viene trovato dagli animali: tragedia.
L'idea di un bimbo piccolo senza la mamma (o il babbo) che si prendessero cura di lui l'ha riempita di un'angoscia tale che ha pianto e pianto e pianto fino alla fine del primo tempo, senza riuscire a smettere e allo stesso tempo rifiutandosi di cambiare canale.
Le ho spiegato in tutte le salse che alla fine la storia finiva con il ritrovamento della famiglia, che gli animali trattavano benissimo il piccolo e lo facevano divertire, che gli volevano bene, sono arrivata anche a "è tutto finto, è un cartone! E' una storia, non è vero!", ma niente.
Quello era e rimaneva un bambino senza mamma e babbo, e non c'è niente di peggio.

Come ieri, quando le ho detto che Piumino malaticcio sarebbe rimasto a dormire dalla nonna.
"Ma se non c'è mi manca, come faccio?" ha piagnucolato, e le ho risposto che l'avrebbe visto oggi, non era una separazione così lunga.
E' rimasta in silenzio, guardando fuori dal finestrino per un po'.
Poi mi ha detto "Ma quando una persona muore non la vediamo più. Quando morirà lui sarà terribile".
E ho riso, e le ho detto che lui morirà quando sarà vecchissimo, più vecchio di Babbo Natale e la Befana messi insieme, fra tanto tantissimo tempo. E non so se era la risposta giusta, magari no, e lei mi ha sorriso giusto per non mettermi in (ulteriore) difficoltà.

E a volte mi verogogno, perché mi sento il cuore profondo come una piscinetta gonfiabile, davanti al suo che è come il mare al largo.

6 commenti:

  1. Lascia pure il plurale: SOTTOVALUTIAMO andava benissimo ;-)

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  2. E' proprio vero, a casa mia non si è mai potuto vedere Nemo perchè superare la scena del pesce che si mangia mamma e fratellini è impensabile. A volte penso che sia un peccato crescere e sforzarci di venire a capo di tutti i sentimenti e le sensazioni.

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  3. Certo che h afatto un'associazione di idee con la morte...ha già idea di cosa sia la morte? vero che anche Matteo guarda i cartoni dove delle morti di sono (tipo i fratellini e la mamma di Nemo), però non la ha ancora applicata alla realtà. Ha visto piccioni spiaccicati dalle auto, e mi ha chiesto perchè erano morti, ma per ora la morte delle persone, in particolare dei familiari non lo ha ancora toccato...e meno male. erika

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    1. In realtà ne parla ma non mi sembra che abbia capito per bene: un paio di mesi fa abbiamo perso un nonno che tra l'altro frequentava abbastanza anche se non tantissimo, ma nonostante dica "nonno Berto è volato in cielo" non ha mostrato di essere tanto colpita e adesso il fatto di non vederlo più non sembra aver avuto effetti...non lo nomina nemmeno :-/

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