Non intendo il cervello dei miei bambini, anche se ovviamente sono quelli che mi trovo sotto gli occhi ogni giorno, ma insomma, parlo in generale, perché a parte casi particolari suppongo che siano tutti simili.
E niente, mi stupisco di quanto la mente infantile sia miracolosa.
Come un baule vuoto da riempire di tesori, come un enorme muro bianco da coprire di colori e disegni, come un momento di silenzio da far suonare di voci, sussurri e musica.
Anna, soprattutto, si rivela ricettiva all'ennesima potenza e curiosa come solo una bambina che scopre il mondo può esserlo: osserva, ascolta, percepisce e raccoglie tutto.
E poi quella macchinetta incredibile che ha nella testa inizia a girare girare girare e rielabora tutto...e allora ecco le mille domande, ecco le lunghe conversazioni e i racconti ai nonni, ecco i giochi nuovi e le storie inventate e i disegni in cui ritornano (meraviglia!) le cose che ha visto e imparato.
E la memoria ferrea, infallibile, che solo un bambino piccolo può avere, perché è ancora un campo da seminare, non come la nostra che sembra una stanza affollata in cui è difficile stipare altre persone e altre cose: lei ricorda tutto, ricorda episodi e dettagli infinitesimali, impara a memoria una canzone al primo ascolto.
Giulio è piccolo, ma ha già imparato dove stanno i giochi e i libri e si serve da solo, sa riconoscere la pentolina dove scaldo la sua pappa e la sua scodella e quando le vede urla sempre allo stesso modo (!!), ha imparato a fare zuccazucca con babbo, a fare ciaociao quando va a dormire e a battere le manine. Soprattutto ha imparato perfettamente il concetto di "vietato": gattona fino alle scale/allo stereo/al forno, si ferma, si volta a guardarmi e fa "no no no" con il ditino. Salvo poi tentare la tragressione, si capisce.
E mentre osservo queste meraviglie rabbrividisco perché mi rendo conto della responsabilità che ho...perché per i prossimi dieci o quindici anni sarò io, saremo noi, a riempire questa scatola prodigiosa, e questi cuccioli saranno l'uomo e la donna che noi gli permetteremo di essere.
Perché è vero il carattere, è vero l'ambiente e la scuola e gli amici e il resto...ma le fondamenta siamo noi, noi siamo la lente con la quale guarderanno il mondo, e gli insegniamo la lingua con la quale parlare e interpretare ciò che arriverà alle loro orecchie.
E ho paura perché davvero non c'è al mondo mestiere più terrificante e meraviglioso che accogliere e far crescere un essere umano.