Stamattina leggiucchiando qua e là tra le mie blog-conoscenze mi imbatto in questo post: è la mamma di un adorabile nanerottolo poco più piccolo della Princi che si fa un sacco di domande sull'ipotesi di dare un fratellino/sorellina al suo piccolo.
Le cose in ballo solo tante: l'età (anche se lei oggettivamente non è poi così "matura"), le prospettive lavorative, la vita familiare e sociale, ma anche la consapevolezza della grande gioia e del sostegno che è per un bambino avere un fratello o una sorella che ti accompagnano nella vita.
E poi i dubbi, le incertezze e le speranze più segrete e personali, spesso nemmeno troppo razionalizzabili che ogni donna si porta dentro quando si pone certe domande.
Al di là dell'inevitabile semplificazione della questione dovuta al fatto di condensare il dilemma in quattro righe e indipendentemente dal fatto di condividere o meno certi dubbi, mi è sembrato un ragionamento quantomeno onesto.
Insomma, decidere di fare un bambino non può essere solo l'effetto di uno slancio emotivo o affettivo: il primo figlio è forse quello che arriva più sull'onda del romanticismo e della "spericolatezza", ci si butta senza sapere bene cosa ci aspetta e lo si fa per pazzia e per amore, ed è giusto e bello così.
Quando si decide di farne un altro in genere si è più grandi, con più responsabilità, con una diversa consapevolezza di ciò a cui si sta andando incontro: insomma, si è più in grado di "valutare" se e come si può essere in grado di reggere questo gigantesco carico d'amore.
Tutto questo papiro per dire che sì, trovo sia perfettamente giusto pensarci bene, guardarsi dentro, senza paura di sembrare egoisti o aridi se la prospettiva di saltare le vacanze e cambiare pannolini il sabato per anni ci spaventa...perché per come la vedo io i bambini dovrebbero essere sempre fortemente voluti, e voluti consapevolmente.
Sono un "investimento" così importante che non si può fare con leggerezza o perché tutti ci chiedono "Quand'è che gli fate il fratellino?".
Pensarci, valutare, dunque.
E poi...
E poi c'è "quella cosa dentro", che non saprei se chiamare istinto materno, vocazione, bisogno matto di amare e essere amati...quella cosa che se c'è non può essere ignorata, che dice che "manca qualcuno", che il nostro amore può essere più grande e più forte.
E quella cosa dentro per forza influenza le nostre decisioni, e a volte le scombina perché inspiegabilmente sulla bilancia pesa di più delle valutazioni "razionali".
Sia come sia alla fin fine l'importante è che i figli siano immensamente amati.
Per come la vedo io la famiglia "pazza" che sforna bambini a ripetizione (e ne conosco!) vale quanto quella con un bambino solo, purché ogni passo sia fatto con consapevolezza e armonia.
Mi sono arrabbiata un sacco leggendo i commenti - anche molto "forti" - a quel post: ovvio che se una persona fa un post del genere si aspetta commenti e/o consigli, ma chi cavolo siamo noi per giudicare le priorità e i valori di una famiglia alle prese con una scelta del genere? E soprattutto, per farlo con toni accusatori da processo?
Sarà che sono alle prese con lo stesso dilemma, ma cara mammina ti auguro di prendere la decisione che farà più felici tutti e tre.