In questi giorni di villeggiatura della Princi al mare con i nonni, io& Babu, soli in casa come due sposini, abbiamo fatto le ore piccole, mangiato schifezze, guardato film, riso e litigato, dimenticato aspirapolvere e ferri da stiro...e fatto progetti.
E progetti importanti, mica pizza e fichi.
Importantissimi.
Si parla di una casa nuova.
BABU: Più grande di questa, si capisce. Mi serve una bella stanza per il mio studio. Libri, PC, stereo. Chitarra. Vari e eventuali.
IO: ...e con lo spazio per tutte le mie cosucce, la macchina da cucire, stoffe, colori, carta e colla. E magari un po' di spazio a disposizione per la Princi per giocare così evita di devastare il salotto.
BABU: Diciamo DUE stanze in più, allora.
IO: In effetti.
BABU: Tre anzi, non avevamo detto di sfornare a breve un altro nano?
IO: Scusa dicevi? Devo avere un tappo di cerume nell'orecchio. Non ho capito.
BABU: Un po' di giardino per i miei fiori. Ho il pollice verde, vero che ho il pollice verde?
IO: 'nsomma.
BABU: E un bel garage. Graaaaande.
IO: E magari senza condominio. Odio il condominio.
BABU: ....
IO: ...
BABU: E poi insomma, adesso abitiamo in un posto splendido, in campagna. Tranquillità, verde, aria buona. Vogliamo mica rinunciarci?
IO: Certo che no. Però sarebbe meglio che fosse un po' più vicino alla civiltà, altrimenti a 14 anni dovremo regalare alla Princi un'APE Cross invece del motorino. Però bella l'idea dell'APE, te la immagini che sgomma su un'APE rosa magari con il faccione di Hello Kitty?
Insomma ci basterebbe giusto una casetta semplice semplice.
Tipo la Reggia di Caserta o il castello della Bella Addormentata della Disney.
Si parla di un bambino nuovo.
Quel pazzo di Babu già ne parla come se già ci fosse - e questo mi lascia basita se penso al suo atteggiamento non più tardi di un paio di anni fa - e insiste, insiste.
Io sto un po' così.
Razionalmente mica sono tanto convinta.
Poi vengono a cena da noi i nostri migliori amici, lei con una Nana scalpitante dentro la pancia, e io passo tutta la sera con la mano là sopra a sospirare di emozione.
Andiamo al ristorante e non triesco a staccare lo sguardo dal fagottino di due mesi dei nostri vicini di tavolo.
E ripenso allo straordinario senso di onnipotenza, allo stato di grazia di portare una creatura dentro di sè.
E mi ricordo quel profumo incantevole, quella vocina che sembra un pigolio, il primo sorriso.
E mi sciolgo come un ghiacciolo, e sì, sì, sì.