venerdì 28 ottobre 2011

E zucca fu


"Mamma, ma allora siamo delle cuoche braviSSSSime!"
"...sssssì."

Insomma, alla fine con tutte ste zucche di Halloween in giro ci è venuta voglia di mangiarcene una, e siccome l'abbiamo già provata in tutte le salse possibili e immaginabili, abbiamo deciso di fare il salto di qualità e tentare i tortelli di TDC.
Abbiamo sbattuto il recalcitrante Piumino a letto, e poi cotto, frullato, impastato, steso, riempito, arrotolato....e infine spazzolato i nostri tortelli, che esteticamente lasciavano un po' a desiderare, e la pasta era un filino troppo spessa (!!), ma per essere un'opera prima erano niente male.

E mi sono sentita una vera mamma-modello, di quelle che ogni giorno si inventano un'attività creativa/divertente/istruttiva/formativa da fare con i bambini, e non li piazzano mai alla tv, e nel frattempo coltivano l'orto biologico, cuciono gli abiti per tutta la famiglia e fanno la raccolta differenziata degli stuzzicadenti.
Peccato che dopo questa bellissima attività mamma-figlia la cucina era un porcile, la lavatrice gridava svuotamisvuotami, dovevo ancora togliermi gli stivali infangati e il povero Piumy, infilato nel box perché non disturbasse, si era mangiato per disperazione un'intera busta di cartoncino.

giovedì 27 ottobre 2011

Le streghe che fanno ridere e quelle che no*

La Princi alla materna ha tre amichette del cuore con le quali da un bel po' fa comunella. Giocano, chiacchierano, a volte litigano, ma si cercano sempre.
Le maestre sogghignano quando mi indicano quel buffo gruppetto, loro le chiamano Il Quartetto Cetra e più di una volta le ho trovate tutte e quattro sedute in un angolo dopo una ramanzina (in genere perché fanno un casino infernale durante l'ora della nanna): se ne stanno in castigo un po' imbronciate, ma tutto sommato non se ne fanno una malattia....anzi.
Dopotutto una piccola punizione scontata con le amiche del cuore è quasi una festa.
Io le chiamo le streghette.
Ecco le streghette! Che avete combinato oggi?
Loro ridacchiano, si mettono a parlare tutte insieme, mi mostrano un gioco nuovo, le scarpe con i brillantini (embè), una ferita di guerra. Poi trascino via Anna che si rotola a terra urlando "Non è giusto non è giusto, non puoi portarmi viaaaa".
Mi fanno una tenerezza immensa, hanno dodici anni in quattro eppure sono davvero piccole donne: le guardo e mi sembra di vederle fra dieci, vent'anni, ognuna con il suo carattere, il suo sorriso, la sua voce e le amiche del cuore con cui dividere i sogni, i pensieri e le paure.

Sabato scorso, dopo una bellissima giornata passata con le amiche, sul pullman dove viaggio salgono alcune ragazze, evidentemente di ritorno dallo struscio del sabato pomeriggio nel paesotto lì vicino.
Avranno 14, 15 anni e il look tipico dell'adolescente in libera uscita: nel senso, sono vestite tutte uguali, stessa pettinatura, stesso trucco. Ma non c'è niente di male, si sa che a quell'età conformarsi al gruppo è vitale (e ancora mi ricordo le mie turbe quando mia madre mi costringeva a "vestirmi bene"!!!).
Sono giovani, sono allegre, sono belle.
Salgono sul pullman spintonando tutti e parlando a voce altissima: sembrano non accorgersi nemmeno di essere in uno spazio ristretto pieno di gente, loro se ne fregano, bastano a se stesse.
Risate sguaiate e una caterva di parolacce che farebbero impallidire un portuale; pure un paio di bestemmie, che ci stanno sempre bene. Commentano le persone incontrate nel pomeriggio, non risparmiando epiteti da brivido (Signore, fa che fra dieci anni non mi trovi su un autobus insieme a un gruppo di 15enni che parlano di mia figlia!!!) né uscite tipo Io quello là me lo ....
Il peggio però si raggiunge quando sale sul pullman un signore anziano, un po' malmesso e forse anche un po' strano, che riesce a fatica a attraversare il gruppetto per raggiungere un sostegno a cui aggrapparsi e lancia un paio di sguardi insofferenti di troppo.
Se ne accorgono subito e iniziano a prenderlo di mira senza pietà, rese forti, invincibili e spietate dal loro essere tante, vicine, uguali; prima un paio di sgradevoli commenti fra di loro, poi a voce più alta, improvvisano addirittura una canzoncina di scherno.
Il vecchietto le apostrofa in modo altrettanto sgradevole....ma è solo una persona anziana, sballottata in un autobus buio e affollato, disorientato dalle grida di dieci adolescenti.
Fa pena, davvero.
Ma loro non hanno pietà di niente e di nessuno, vedono solo se stesse e un'occasione per divertirsi e testare la loro forza, la loro capacità di sfidare le regole degli adulti (porta rispetto agli anziani).
Sono dieci minuti brutti, e tristi.
Guardo in faccia quella più vicina a me, le dico di smetterla: quella mi volta le spalle, non si girerà più dalla mia parte.

Penso che quel signore potrebbe essere mio padre, fra un po' di anni.
Penso alla Princi, alle sue amiche streghette.
Saranno così fra dieci anni. Saranno così?
Sono ragazzi, i ragazzi sono così. Sono davvero così? Sempre? Per forza?
Sono io che sono diventata un po' bacchettona. Davvero?

*parliamo di streghe, visto che sembra che sia obbligatorio "festeggiare" Halloween, altrimenti non siamo abbastanza moderni e globalizzati.

mercoledì 26 ottobre 2011

La vendetta è un piatto...

Pomeriggio, interno casa.
Marito non pervenuto.
Da brava casalinga disperata, stamani all'alba ho dimenticato di tirare fuori dal freezer il pappone vegetale del Piumy: di conseguenza, sto cercando di estrarre il blocco di ghiaccio dal suo contenitore per scaldarlo, con l'aiuto di un coltello...una roba pericolosissima, sembro la Stone in Basic Instict.
Loro due sono di là, in salotto.
La Princi ha organizzato una festa di compleanno per Biancaneve, alla quale sono invitati Hello Kitty, la famiglia di omettini di legno, gli animali della giungla e pure il Tigro di peluche. Canticchia tutta tranquilla e blatera da sola su chi sposa chi.
Il Piumy si aggira per il salotto gattonando, fermandosi ogni tanto a distruggere o mettere in bocca qualcosa...poi la inquadra, la punta, e si dirige verso di lei risolutamente.
Mi aspetto le sue solite lamentele "Maaaaammmaaaaa portalo via mi da noiaaaaa", invece niente, la sento solo borbottare qualcosa.
Sbircio, sono seduti vicini.
Carini.
Do al Piumy un mestolo di legno per giocare e torno al mio blocco di ghiaccio.

Silenzio.
Sono a portata di orecchio, ma non di vista.
ZAC ZAC, aggredisco il blocco di minestrone.
"Buahahaaaaaaaa!!!!"
"Hey, perché tuo fratello sta piangendo?"
"Niente mamma, ora smette"
Smette davvero.
ZAC ZAC
 "Uahaahahaaa!"
"Che suceeeede?"
"Niente....mestolo"
ZAC ZAC "...che hai detto? Senti, non rubargli il mestolo, tu hai i tuoi giochi"
Silenzio, solo un lieve borbottio.
"BBBUaaaahhh!!!!"
"Annaaaa"
"Giuuulio Giulino che c'è non piangereeee"
"Non toglierli le cose di mano"
"Non gliele tolgo"
Silenzio.
Ancora quel mormorio e
"Uahahahahaaaaaaaaaaaaaaaaaa!"
Stavolta mi precipito.
Sono seduti vicini, lui un po' lacrimoso e con il mestolo in mano, lei con i suoi giochini e la faccetta più innocente del mondo.
"Che succede?"
"Niente mamma"
Torno di là, ma quell'espressione angelica non mi ha convinta manco per niente.
Quatta quatta mi apposto dietro la porta e sbircio.
Lui la guarda adorante, speranzoso.
Lei gli sventola Hello Kitty davanti al naso, lui si distrae, lascia cadere il mestolo.
Lei lo raccoglie, mormora "Così impari"  e  - TOC! - glielo da in testa.
"Buahhhhhhh!"
Rapida come una saetta, gli rimette il mestolo in mano e torna alle sue bambole.
Resisti, Piumino, resisti.
Un paio di mesi e camminerai, e allora sarà una lotta ad armi pari e ti vendicherai.

lunedì 17 ottobre 2011

Occhi, gambe e braccia


Ho portato La Princi alla biblioteca comunale: c'è una splendida sala riservata ai bambini, allegra, tranquilla, piena di cuscini e seggioline colorate e soprattutto di centinaia di libri.
Il sabato mattina un paio di simpatiche ragazze dispongono i nani seduti su un tappeto e leggono favole e storielle: poi, nel laboratorio al piano di sotto, armati di forbici, carta, colori ecc. i bambini fanno un piccolo lavoretto ispirato alle storie appena sentite.
Un paio d'ore divertenti e ben organizzate, e la Princi non vede l'ora che sia sabato prossimo.



Sabato le tate hanno proposto ai bambini di disegnare sul cartoncino il personaggio della favola del giorno, per poi plastificarlo e usarlo per giocare insieme agli altri che saranno fatti nelle prossime settimane.
La Princi afferra un cartoncino rosso e un pennarello, io mi avvicino con l'intenzione di aiutarla disegnando l'ometto che poi lei colorerà.
"Faccio da sola", e stringe forte il pennarello nella manina.
Guardo, aspettandomi uno scarabocchio e invece...ecco la testa rotonda, due braccia lunghe con in fondo le mani (e le dita!), due gambe kilometriche (con piedi in fondo), capelli, naso e bocca, due circoletti al posto degli occhi.
"ANNA!!!! Ma ...è BELLISSIMO!" voglio dire, SEMBRA davvero un omino!!!
"...'spetta....faccio le PUPILLE, le CIGLIA..."



Ma COME, DOVE, QUANDO ha imparato a disegnare?
COME, DOVE, QUANDO le sue manine sono riuscite per la prima volta a districare i soliti scarabocchi incomprensibili e tirarne fuori una figura riconoscibile?
COME, DOVE, QUANDO su un foglio bianco è apparso il suo primo omino con tutte le cose al suo posto?



Dov'ero io? Cosa facevo? Perché non la guardavo? Perché non me ne sono accorta?



Nel piccolo laboratorio della biblioteca, pieno di bimbi e mamme, disseminato di pennarelli e pezzi di carta non riuscivo a smettere di dirle sei bravissima, bravissima e speriamo che nessuno si sia accorto che piangevo un pochetto.

venerdì 7 ottobre 2011

Veloce, velocissimo


Quanto cresci in fretta, mio piccolo Piumino!



Tengo in braccio la tua cuginetta Alice - un paio di settimane - e mi sembra di non ricordare già più com'eri tu appena nato.
I mesi sono volati, polverizzati, sciolti dall'inverno alla primavera all'estate, riempiti di latte e pappe, coccole e giochi, sbadigli e qualche pianto.



Questo autunno caldo e soleggiato ci porta nuove avventure da sperimentare e tante conquiste di cui andare fieri. 



L'inserimento al nido è stato trionfale, direi.
Quella grande stanza luminosa, piena di colori, giochi e bambini ti piace da matti! Non appena atterri sul parquet ti lanci in esplorazione, gattonando in lungo e in largo per kilometri e guardi tutto, tocchi tutto, assaggi tutto.
Giochi tranquillo per ore, sorridi a tutti, strappi baci e carezze.
Urli solo un po' all'ora di pranzo, se il cucchiaino ritarda un attimo, o se un altro bimbo mangia prima di te.
Dopo dormi tranquillo, e un paio di volte sei addirittura andato a fare nanna da solo, gattonando fino al materasso e crollando lì con il tuo piccolo pollice in bocca.



Le maestre ti coccolano alla follia, a me sembra che ti vogliano davvero bene, e questa cosa mi rende tanto felice perché so che quando non ci sono sei circondato di affetto e attenzioni.
E io le adoro, queste dolci ragazze con gli zoccoli colorati e il sorriso allegro.



E tu balbetti nella tua lingua aliena, batti le manine tutto fiero, e ti arrampichi per le scale, e ti alzi in piedi aggrappato al divano e alle sedie.



E mi riempi tutto il cuore, tutto il cuore piccolo amore mio.