La Princi alla materna ha tre amichette del cuore con le quali da un bel po' fa comunella. Giocano, chiacchierano, a volte litigano, ma si cercano sempre.
Le maestre sogghignano quando mi indicano quel buffo gruppetto, loro le chiamano Il Quartetto Cetra e più di una volta le ho trovate tutte e quattro sedute in un angolo dopo una ramanzina (in genere perché fanno un casino infernale durante l'ora della nanna): se ne stanno in castigo un po' imbronciate, ma tutto sommato non se ne fanno una malattia....anzi.
Dopotutto una piccola punizione scontata con le amiche del cuore è quasi una festa.
Io le chiamo le streghette.
Ecco le streghette! Che avete combinato oggi?
Loro ridacchiano, si mettono a parlare tutte insieme, mi mostrano un gioco nuovo, le scarpe con i brillantini (embè), una ferita di guerra. Poi trascino via Anna che si rotola a terra urlando "Non è giusto non è giusto, non puoi portarmi viaaaa".
Mi fanno una tenerezza immensa, hanno dodici anni in quattro eppure sono davvero piccole donne: le guardo e mi sembra di vederle fra dieci, vent'anni, ognuna con il suo carattere, il suo sorriso, la sua voce e le amiche del cuore con cui dividere i sogni, i pensieri e le paure.
Sabato scorso, dopo una bellissima giornata passata con le
amiche, sul pullman dove viaggio salgono alcune ragazze, evidentemente di ritorno dallo struscio del sabato pomeriggio nel paesotto lì vicino.
Avranno 14, 15 anni e il look tipico dell'adolescente in libera uscita: nel senso, sono vestite tutte uguali, stessa pettinatura, stesso trucco. Ma non c'è niente di male, si sa che a quell'età conformarsi al gruppo è vitale (e ancora mi ricordo le mie turbe quando mia madre mi costringeva a "vestirmi bene"!!!).
Sono giovani, sono allegre, sono belle.
Salgono sul pullman spintonando tutti e parlando a voce altissima: sembrano non accorgersi nemmeno di essere in uno spazio ristretto pieno di gente, loro se ne fregano, bastano a se stesse.
Risate sguaiate e una caterva di parolacce che farebbero impallidire un portuale; pure un paio di bestemmie, che ci stanno sempre bene. Commentano le persone incontrate nel pomeriggio, non risparmiando epiteti da brivido (Signore, fa che fra dieci anni non mi trovi su un autobus insieme a un gruppo di 15enni che parlano di mia figlia!!!) né uscite tipo Io quello là me lo ....
Il peggio però si raggiunge quando sale sul pullman un signore anziano, un po' malmesso e forse anche un po' strano, che riesce a fatica a attraversare il gruppetto per raggiungere un sostegno a cui aggrapparsi e lancia un paio di sguardi insofferenti di troppo.
Se ne accorgono subito e iniziano a prenderlo di mira senza pietà, rese forti, invincibili e spietate dal loro essere tante, vicine, uguali; prima un paio di sgradevoli commenti fra di loro, poi a voce più alta, improvvisano addirittura una canzoncina di scherno.
Il vecchietto le apostrofa in modo altrettanto sgradevole....ma è solo una persona anziana, sballottata in un autobus buio e affollato, disorientato dalle grida di dieci adolescenti.
Fa pena, davvero.
Ma loro non hanno pietà di niente e di nessuno, vedono solo se stesse e un'occasione per divertirsi e testare la loro forza, la loro capacità di sfidare le regole degli adulti (porta rispetto agli anziani).
Sono dieci minuti brutti, e tristi.
Guardo in faccia quella più vicina a me, le dico di smetterla: quella mi volta le spalle, non si girerà più dalla mia parte.
Penso che quel signore potrebbe essere mio padre, fra un po' di anni.
Penso alla Princi, alle sue amiche streghette.
Saranno così fra dieci anni. Saranno così?
Sono ragazzi, i ragazzi sono così. Sono davvero così? Sempre? Per forza?
Sono io che sono diventata un po' bacchettona. Davvero?
*parliamo di streghe, visto che sembra che sia obbligatorio "festeggiare" Halloween, altrimenti non siamo abbastanza moderni e globalizzati.