giovedì 26 giugno 2008

Un favola per Anna

La paura di Sua Maestà Leone


leoneSua Maestà Leone regnava nella Grande Foresta da tantissimi anni: era un sovrano amato e rispettato per la sua forze il suo coraggio, ma soprattutto per la sua giustizia e onestà, con le quali proteggeva tutti i suoi sudditi, dai più potenti ai più piccoli e deboli.


Sua Maestà Leone passava le sue giornate a cacciare con le leonesse del branco e a dormire sotto i grandi alberi frondosi, ma trovava sempre il tempo per ascoltare i problemi degli altri animali e per aiutarli nelle difficoltà.

Quando la stagione delle piogge volse al termine e la foresta cominciò a fiorire e gli animali a riprodursi, Sua Maestà Leone si rese conto che gli anni cominciavano a farsi sentire: i suoi muscoli erano meno guizzanti di un tempo, le sue zanne meno affilate, il suo ruggito meno potente.

I suoi sudditi non sembravano accorgersi di niente, ma lui coglieva tutti questi piccoli segnali, e iniziò ad aver paura di non riuscire a svolgere il suo ruolo di sovrano con la stessa autorità di un tempo. 
A questa preoccupazione si aggiunse poi la sempre più forte paura di essere spodestato da un altro leone più giovane e forte, che l’avrebbe esiliato dal branco e condannato a vagare, solo e vecchio, senza un branco né una tana.
Tutti questi brutti pensieri iniziarono a girargli in testa sempre più spesso, facendolo diventare sempre più cupo, irritabile e sospettoso, insomma tutto il contrario di quello che era stato fino a quel momento: tormentato dalla paura di essere tradito, Sua Maestà Leone smise di parlare con quelli che erano stati i suoi migliori amici – il giaguaro maculato, l’orso bruno, il signor elefante – e pian piano finì per rifiutare ogni contatto con tutti gli altri animali, in modo da non dar loro modo di accorgersi che stava invecchiando e che poteva essere battuto e sostituito.

Anche la convivenza all’interno del branco si fece sempre più difficile: Sua Maestà Leone era sempre più burbero e scontroso con le leonesse, ed alla fine iniziò a guardare con diffidenza anche i suoi cuccioli, e in particolare il cucciolo maschio. Quando questo gli si avvicinava per giocare, lo respingeva bruscamente, finché un giorno gli ordinò di andarsene dalla foresta e di trovarsi un altro branco, terrorizzato all’idea di poter essere battuto e spodestato da lui. Il cucciolo obbedì tristemente e la notte successiva scomparve dalla Grande Foresta.

Dopo questo fatto le leonesse del branco e tutti gli animali della foresta cominciarono a pensare che Sua Maestà Leone era impazzito, o posseduto da uno spirito, e iniziarono a non fidarsi più di lui, anzi, ad averne paura; quando lo incontravano si nascondevano o scappavano a gambe levate, e da parte sua il Leone faceva di tutto per non incontrare nessuno.
Finì per ritirarsi a vivere in solitudine in una grotta sulla cima della Rupe nel mezzo della Foresta: ogni mattina saliva sullo spunzone di roccia più alto e lanciava un terribile ruggito per ricordare a tutti che il Re era ancora lui, poi passava la giornata a cacciare da solo, senza parlare con nessuno.

Un giorno, al tramonto, mentre inseguiva una gazzella sperduta inciampò in una radice e cadde rovinosamente, ferendosi una zampa; tornò zoppicante e digiuno alla sua grotta e si sedette all’ingresso, domandandosi come avrebbe fatto adesso a procurarsi il cibo.

Mentre era perso in questi pensieri, udì una voce vicinissima: “Come state, Vostra Maestà? Vedo che la Vostra zampa è ferita…se me lo permettete, vorrei aiutarvi”.
Sua Maestà Leone balzò in piedi nonostante il dolore e si guardò intorno ruggendo minaccioso: “Chi sei? Dove ti nascondi vigliacco? vieni fuori!!!!”, ma la voce, gentile e timida, rispose ancora “Maestà, ho troppo rispetto di Voi, e anche timore, per uscire fuori. Permettetemi di rimanere nascosto qui”. Sua Maestà Leone si volse dalla parte da cui proveniva la voce e notò un luccichio di occhi in un fitto cespuglio: ecco, doveva essere un piccolo animale pauroso, forse un castoro, o una scimmietta. Non sembrava pericoloso, ma il Leone ancora non si fidava.
“Beh, che vuoi? Perché sei venuto?” brontolò.
“Maestà, poco lontano da qui ho scoperto una piccola fonte di acqua freschissima. vi dirò come arrivarci, in modo che potrete immergervi la zampa e stare meglio”.

Così fece, e quando Sua Maestà Leone tornò alla sua grotta, non trovò più il misterioso animale che gli aveva dato un così buon consiglio.

Il giorno successivo passò lento e solitario, come sempre: Sua Maestà Leone si fece vedere un po’ in giro con l’andatura minacciosa, tanto per mettere ancora una volta in chiaro che era il re, quindi si ritirò all’ombra nella sua grotta. Quando però arrivò il crepuscolo uscì fuori e si accomodò all’imboccatura della caverna, curioso di vedere se il misterioso personaggio del giorno precedente si sarebbe rifatto vivo.

Ed ecco, dopo pochi minuti dal calare del sole, un luccichio nel cespuglio e la sua voce gentile e sommessa: “Buona sera Maestà, come vi sentite oggi?”. Sua Maestà Leone all’inizio rispose bruscamente, ancora non del tutto convinto che dare confidenza a quello strano tizio fosse una buona idea, ma la voglia di scambiare quattro chiacchiere con qualcuno era troppo forte, e i due finirono per conversare un bel po’; l’animale misterioso raccontò che veniva da lontano, da un posto dove non c’erano alberi così grandi e belli e non c’erano grandi fiumi, ma solo praterie e colline rocciose. Sua Maestà Leone gli parlò della Grande Foresta, che lui conosceva così bene.
Si salutarono a notte fonda.

Il giorno seguente successe qualcosa che preoccupò moltissimo Sua Maestà Leone: per la prima volta in tutta la sua vita l’antilope che aveva raggiunto in caccia gli sfuggì da sotto le zanne e non riuscì a riacchiapparla. Tornò alla grotta digiuno e di malumore, e rispose a monosillabi alle gentili domande del suo nuovo amico.

La stessa cosa capitò il giorno dopo: la sua preda, un giovane gnu che aveva perso il branco, apparentemente molto facile da catturare, correva troppo veloce per le zampe stanche del re che, indebolito dal digiuno del giorno avanti, non riuscì a raggiungerlo.
Tornato mestamente alla sua grotta, si avvide che proprio all’imboccatura stava un giovane bufalo bello grasso ucciso da poco, e mentre si guardava in giro alla ricerca del cacciatore che ce l’aveva portato, udì la ben nota voce del suo misterioso amico: “Maestà, ho trovato questo bufalo presso il fiume…il ghepardo che l’ha ucciso stava combattendo con un altro maschio per difendere la sua femmina e ho pensato che avreste gradito il regalo..”

Sua Maestà Leone aveva la bava alla bocca dalla fame, ma non voleva ammettere che quello era il primo pasto da due giorni: “Beh, in realtà ho già mangiato oggi, ma sei stato molto gentile…non voglio offenderti, quindi mangerò”, e divorò con grande gusto la preda prelibata.
Quella sera, messo di buonumore dal buon pasto e dalla piacevole compagnia, Sua Maestà Leone parlò a lungo della sua vita avventurosa, raccontando al suo compagno le tante vicissitudini del suo regno, come quando aveva salvato la Foresta da un intero branco di bufali impazziti, o quando aveva combattuto con il Terribile Coccodrillo dai mille denti che abitava il fiume, o ancora quando aveva conquistato la più bella leonessa di tutta la foresta.
Il suo amico lo ascoltava in silenzio e con attenzione, e ogni tanto faceva qualche domanda o osservazione: il vecchio Re scoprì che era bello parlare con lui e per la prima volta, quella notte, andò a dormire sereno.

I giorni passavano in questo modo, e nonostante Sua Maestà Leone fosse sinceramente affezionato al suo nuovo amico, aumentava sempre di più la curiosità di vederlo in carne ed ossa, ma ogni volta che provava ad affrontare l’argomento, il misterioso animale cambiava discorso oppure lo salutava con una scusa. Il Re pensava che si vergognasse del suo aspetto, perché magari era sfigurato o deforme, oppure che avesse paura di lui perché piccolo e debole, tuttavia una sera non seppe resistere alla curiosità e quando arrivò il momento di salutarsi fece finta di ritirarsi nella grotta, ma ne uscì subito dopo per seguire il misterioso animale dietro il cespuglio nel quale si nascondeva.

Cercando di fare meno rumore possibile si inoltrò nella macchia seguendo i passi del suo amico e dopo pochi metri ne scorse l’ombra davanti a lui: sembrava un animale di grandi dimensioni. Quando la luce della luna lo investì, illuminandolo bene, Sua Maestà Leone rimase senza parole: era un leone!!! Robusto, forte, giovane, con muscoli possenti e una folta criniera.
Il vecchio re non ci capiva più niente: chi era costui? Lui di certo non lo conosceva. Ma soprattutto, che intenzioni aveva? Di sicuro voleva rubargli il trono, ma allora perché non lo aveva attaccato e sconfitto quando la sua zampa era ferita, oppure quando era debole per il digiuno? Giovane e forte com’era non avrebbe avuto problemi a batterlo. Invece aveva continuato per settimane a parlare gentilmente con lui, ad aiutarlo e sostenerlo…era tutto un trucco? Un inganno?

Confuso e arrabbiato, Sua Maestà Leone spiccò un balzo in avanti e ruggì più forte che poteva, sperando di risultare minaccioso: il giovane leone si voltò di scatto ma non diede segno di volerlo attaccare, anzi aveva un’espressione dispiaciuta.

“Cos’è questa storia dell’animale misterioso???” ruggì il Re “Volevi ingannarmi per potermi attaccare a tuo piacimento? Adesso ho scoperto le tue menzogne, finalmente potremo risolvere tutto faccia a faccia”
“Maestà, mi dispiace di avervi ingannato, ma era l’unico modo che avevo per avvicinarmi a voi…e vi assicuro che non era mia intenzione rubarvi il trono o togliervi di mezzo, ma solo aiutarvi nella difficoltà”

Sua Maestà Leone rise amaramente “Oh si, certo, e io sono un colibrì. Dì la verità, hai voluto diventare mio amico per studiare i miei punti deboli e sconfiggermi facilmente….ebbene, il momento è arrivato. Battiamoci e vediamo chi è il più forte”. Il vecchio Re sapeva perfettamente che l’altro era più forte e resistente e che avrebbe quasi sicuramente vinto lo scontro, ma era troppo arrabbiato e deluso, e troppo stanco di passare le giornate solo a difendere il suo trono….meglio farla finita una volta per tutte.

Ma successe qualcosa che non aveva previsto: il giovane leone abbassò la testa umilmente e disse “Maestà, non ho nessuna intenzione di battermi contro di voi…sapete bene che forse potrei facilmente uccidervi, ma non è questo che voglio. Anzi, per dimostrarvi la mia lealtà, me ne andrò dalla Grande Foresta stanotte stessa, e non mi vedrete più”, e si incamminò verso il limitare del bosco.
Sua Maestà Leone lo seguì con lo sguardo, sbalordito…se ne stava andando veramente!

“Fermo!” ruggì, ma il tono della sua voce si era ammorbidito “Si può sapere allora quali erano le tue intenzioni?”
“Forse non ci crederete, ma volevo solo assicurarmi che steste bene, e in salute”
“Ma perché? Non mi conosci, vieni da un altro paese…”
“Vero, ma quello che non vi ho detto è che in verità io sono nato qui. Sono stato cacciato dalla Foresta quando ero ancora un cucciolo..”
“Cacciato? E da chi?”
“Da voi stesso, Maestà. Sono il vostro cucciolo maschio che avete allontanato per paura che vi rubasse il trono”.

Sua Maestà Leone era interdetto e travolto dal senso di colpa, ma allo stesso tempo provava anche una grande gioia nel rivedere il suo cucciolo, che era cresciuto e diventato così bello e forte e leale. All’improvviso si rese conto che forse l’idea di non essere più il re della foresta non era così tremenda, ma che quello che l’aveva sempre spaventato era la prospettiva di rimanere solo, vecchio e abbandonato. Suo figlio invece gli aveva dimostrato affetto e attenzione, ed era questa la cosa importante.

“Senti un po’” disse con voce un po’ burbera “questa foresta ha bisogno di un nuovo re, che sia forte, coraggioso e di buon cuore…e io sono troppo stanco e vecchio per prendermi cura di tutti. Vorresti farlo tu?”
“Io, Maestà? Ma non sono capace!”
“Ti aiuterò” rispose il vecchio re “ti starò vicino e ti consiglierò quando ne avrai bisogno”.

I due parlarono tutta la notte, e il mattino successivo il Vecchio Re condusse suo figlio al fiume, dove tutti gli animali si radunavano per bere, e lo presentò come nuovo re.
Tutti approvarono la sua scelta e fecero una gran festa.

Il vecchio leone si riconciliò con i suoi amici e con le leonesse e passò la sua vecchiaia in serenità con suo figlio e il resto del branco.

3 commenti:

  1. :-) se passi da me troverai un post molto simile :-) Erika

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  2. Ciao Aspi!!

    Ero tutta bella decisa a leggermi i tuoi post arretrati quando la chiamata di Alle con Tomas che piangeva mi ha riportato alla realtà...e devo scappare.Volevo solo dirti che sono ancora viva!!E appena riuscirò..vedrò di aggiornarmi sui progressi della piccola Anna.Insomma, metto un po' le mani avanti x vedere cosa mi aspetta ;D

    Un bacione e tutte e due!

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  3. E' proprio una bella idea scrivere le favole specialissime che inventi per la tua principessa...io me le invento di sana pianta, poi le figlie me le richiedono uguali e non ci salto fuori!:-)

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