Ieri sera, come altre millemila mamme italiane in questi giorni ho partecipato alla festa di Natale della scuola materna.
Casino inenarrabile, pezzi di focaccia e briciole di biscotti scricchiolanti sotto le scarpe, nonni vittime di colpi di calore, maestre tirate per le giacchette per i motivi più assurdi ("Ti volevo fare gli auguri! A proposito, perché mio figlio non caga mai a casa e qui la fa tutti i giorni?"), decorazioni natalizie ecologiche ma obiettivamente inguardabili, mamme che chiacchierano a macchinetta e papà dallo sguardo perso.
A un certo punto i bambini vengono rinchiusi nella sala grande e i genitori si accalcano alla porta - della serie sono al concerto di Vasco Rossi.
La porta si apre e sotto il gigantesco albero di Natale dipinto eccoli là, trenta marmocchi in maglietta rossa, cappello con pon pon e campanellina in mano. I genitori sgomitano per vedere, qualche ultrasettantenne geme e scivola a terra, CENTO telefonini/videocamere/macchinette fotografiche si alzano in area con il led REC lampeggiante.
Io non sono il tipo che grida "Vai Giovannino amore di mamma" con l'occhio lucido e lo zoom puntato, mi rintano in un angolo: Babbo ovviamente è in ritardo, si perderà l'evento, mannaggiallui.
Anna è in prima fila insieme ai bimbi più piccoli. E' tutta spettinata, il cappello storto, i pantaloni arrotolati fino alla coscia. E si scaccola beatamente.
Parte la musica, e cantano.
Jingle bells e altre due o tre canzonicine natalizie.
Fanno pure i movimenti, ce ne fossero due su trenta che vanno insieme.
C... succede, vedo appannato, vedo doppio....oddio, mi sto commuovendo.
Guardo la mia bambina che fa gingol oldeué e si dimentica le altre parole, che smette di cantare perché il cappello della sua vicina le fa il solletico alla guancia, che si distrae per guardare le palline sull'albero, che riprende a cantare e batte le mani e ondeggia con la testa...e niente, piagnucolo.
Mi volto e dietro di me vedo Babbo che sgomita, boccheggia e riprende la sua bambina con l'Iphone.
Dopo, mi abbraccio le maestre una a una con l'occhio lucido Brave brave è stato bellissimo.
E' che a volte penso di non essere come le altre millemila mamma, e invece lo sono. E in fondo non mi dispiace affatto.